L’accartocciamento fogliare

Segnalata per la prima volta in Francia nell’ Ottocento, l’accartocciamento fogliare è la virosi della vite più diffusa e dannosa perché incide soprattutto sulla qualità e viene spesso confusa con alterazioni dovute ad altre cause, come fitoplasmosi, danni da cicaline e carenze. Si tratta di una virosi a eziologia complessa, causata da diversi virus delle famiglie Closteroviridae e Ampeloviridae per i quali si adotta l’acronimo inglese GLRaV (Virus associati all’Accartocciamento Fogliare della Vite).

Sono virus filamentosi, localizzati nel floema e trasmissibili per innesto ma non per succo quindi per la diagnosi, oltre ai test sierologici, si effettua l’innesto su piante indicatrici, le quali manifesteranno sintomi caratteristici in caso di esame positivo.
Il sintomo principale consiste nell’incurvamento del margine fogliare verso il basso, che comincia a manifestarsi in piena estate a partire dalle foglie basali del tralcio e progredisce verso le foglie apicali.
Inoltre compare una colorazione rossastra sulle foglie di vite a uva nera e giallastra su quelle a uva bianca che, a differenza della flavescenza dorata, non interessa le nervature, le quali rimangono verdi.
Questi sintomi solitamente sono sempre più evidenti verso la fine della stagione e quasi del tutto assenti nelle varietà di vite americana e in quelle resistenti, che però possono fungere da portatori sani.
I virus dell’accartocciamento fogliare, per via della loro localizzazione floematica, disturbano la traslocazione degli zuccheri e quindi riducono il tasso zuccherino dell’uva e lo sviluppo generale della pianta, con conseguente realizzazione di vini non soddisfacenti e cali di produzione fino al 50%.
La via preferenziale di diffusione della virosi è senz’altro il materiale di propagazione infetto e asintomatico, spesso a causa di insufficienti controlli fitosanitari.
Tuttavia è possibile anche la trasmissione, seppur poco efficiente, tramite vettori, coccidi dei generi Parthenolecanium, Pulvinaria, Neopulvinaria e pseudococcidi appartenenti ai generi Pseudococcus, Planococcus, Heliococcus.
La difesa è quindi essenzialmente preventiva, basata sull’impiego di barbatelle sane e certificate e sul monitoraggio dei possibili vettori.
L’intervento insetticida contro il vettore va preso in considerazione solo in caso di pesanti infestazioni.

 

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