Linguine con i nicchi (calcinelli, telline, etc.)
Cene in vigna? Si, l’avevamo già fatte ma circoscritte alla grigliata o a portare tordelli presi al ristorante. Cucinare una pasta, cosa semplicissima da fare a casa, no, non l’avevamo mai fatto. Così quando Giuliano, il giorno dello sciampagn, si è proposto di preparare le linguine con i calcinelli (nicchi a Viareggio), tra l’altro pescati, puliti e sgusciati da lui, abbiamo colto la palla al balzo e nel primo venerdì tutti presenti abbiamo dato il via all’operazione “ cena in vigna “.
Giuliano, alle pentole, ed io, alla logistica, la squadra.
Ma non si va in vigna senza programmare qualche lavoro in campo o in cantina, allora appuntamento anticipato, al bar Vittorino a Carrara, alle ore 16.
In mattinata, appronto l’integrazione della cena: lardo di Colonnata, pecorino apuano, insalata mista, pomodori e crostata di albicocche; non ricordando mai cosa c’è nella cambusa della vigna ho portato anche olio, sale e acqua minerale (che fanno sempre comodo) oltre ad una pentola per la pasta e una padella per il sugo.
Dero e Piero ed io partiamo per la vigna alle 16,30 (portando un cubo per la raccolta acqua piovana da 1000 litri).
Scaricato il cubo alla base del sentiero ci rechiamo in vigna, dove Dero e Piero decidono di procedere alla potatura verde ed io imbottiglio un po’ di Dimontia Vermentino.
Arrivano poi Franco, Enrico e, alle 19, Giuliano. Possiamo cominciare.
Acceso il fornello (funziona!), Giuliano prepara il sugo, poi mette l’acqua per la pasta (ops! dimenticato il coperchio: si ovvia con una padella).
Nel frattempo Dero, Enrico, Franco e Piero, con un po’ di fatica, portano su il cubo.
Giuliano butta la pasta e mi chiede dove è il colapasta, brivido, ma poi ricordo che abbiamo ben 2 colapasta, usati nel 2007 come filtri per la nostra prima vinificazione in bianco.
In attesa della cottura della pasta trasformiamo il secondo in antipasto e diamo una buona botta al lardo e al pecorino, e al vino.
E finalmente le linguine con i nicchi (Viareggio) o calcinelli (Carrara) o telline (Udine) o arselle (Italia).
Nettare degli Dei, estasi del palato dicevano i commensali scioccati da tanta bontà. E un Dimontia Vermentino all’altezza (peccato che è quasi finito).
Abbiamo concluso con crostata, vino amabile (una bottiglia di spumante, all’inizio della rifermentazione, aperta per controllo (ok, ha fatto fitz), caffè e limoncello.
Poi, verso mezzanotte, a casa con il proposito di una prossima cena, a tempi brevi, con un’altro cavallo di battaglia di Giuliano: spaghetti con la bottarga.
E’ stata una splendida serata, con una ambientazione da urlo.
Ne parleremo a lungo.
Guido