Le tignole

I lepidotteri che attaccano la vite denominati “tignole” possono essere identificati in due specie: Eupoecilia ambiguella, appartenente alla famiglia dei cochilidi e altrimenti detta “tignola”, e Lobesia botrana, un tortricide, volgarmente “tignoletta”. Queste sono simili per biologia e comportamento.
La tignola presenta le ali anteriori chiare, con una banda scura che le conferisce il nome di “tignola fasciata”: l’apertura alare è di 15 mm. Si diffonde soprattutto nel Nord Europa, in origine non attaccava la vite ma in seguito si è adattata ai climi freschi e umidi del Nord Italia, che favoriscono la sua riproduzione. La tignoletta invece è più piccola, con un’apertura alare di 10 mm, e le sue ali anteriori sono decorate con macchie dorate, brune e grigiastre. A differenza della tignola, temperature sopra i 30 °C non la danneggiano. Le larve sono difficilmente distinguibili, quella della tignola presenta il capo molto scuro, mentre quella della tignoletta bruno-rossastro. L’uovo è lenticolare, giallastro, trasparente e con un punto nero a maturità. La pupa o crisalide è lunga 5-6 mm e sverna nelle anfrattuosità del legno avvolta da un bozzolo sericeo. La tignola compie due generazioni l’anno e sverna come crisalide, a fine aprile o in generale quando la temperatura tocca i 14 °C sfarfalla ed entro un mese si accoppia, depone le uova sugli acini e muore. A giugno schiudono le uova, nascono larve molto voraci che impupano nel grappolo per poi dare vita alla seconda generazione, quella che impuperà nel legno. La tignoletta compie tre generazioni, nel Sud anche quattro, la tempistica è la stessa della tignola ma in più si ha la terza generazione che vive da agosto a ottobre.Le larve nate dopo la fine di luglio sono indotte a entrare in diapausa e impupano nel legno per svernare.

I danni diretti provocati dalle larve delle tignole consistono nella perdita di acini e grappoli e nell’insudiciamento dei grappoli con bave sericee. La prima generazione produce glomeruli di bava sericea e tende a entrare nel rachide del grappolo causandone la morte, ma per fortuna è un comportamento raro ed è difficile che i danni siano gravi se l’attacco non è massiccio. La terza generazione trova l’acino già invaiato e zuccherino e può anche entrare nello stesso, con danni tanto più gravi quanto più è precoce l’attacco. I danni indiretti invece consistono nell’apertura di ferite che permettono l’ingresso di patogeni agenti di botrite e marciume acido e alterano il gusto del vino. Se la maturazione è precoce, il grappolo spargolo e la buccia spessa i danni sono minori.

Gli antagonisti naturali delle tignole non sono sufficienti ad abbassare la popolazione sotto la soglia di danno, ma alcuni accorgimenti possono favorire la presenza di parassitoidi, tra cui imenotteri icneumonidi. Il nettare di fiori come origano, rosa e rovo li attira, sarebbe anche auspicabile lo sfalcio alternato per non eliminare tutti i fiori spontanei e senza barre rotanti, le quali uccidono molti pronubi e insetti utili.

La difesa deve essere basata innanzitutto sul monitoraggio tramite trappole cromotropiche o a feromoni per valutare l’entità dell’infestazione.Tra i metodi biologici possiamo annoverare la confusione sessuale dei maschi tramite feromoni, i regolatori di crescita che alterano il ciclo vitale e la lotta microbiologica.Sono metodi selettivi e rispettosi delle piante e degli altri animali, ma costosi e dispendiosi. La lotta chimica consiste in prodotti di copertura e citotropici (fosforganici), i primi preventivi e i secondi curativi, con impatto ecologico consistente. Si applicano in base alla curva di volo dei maschi: durante l’ovideposizione (massimo numero di adulti) i prodotti da usare sono i fosforganici, poi i regolatori di crescita per uccidere l’uovo, il Bt per uccidere le larve.

Dato che monitorare le larve di prima generazione è molto difficile, è fondamentale la memoria storica: i primi trattamenti saranno da effettuare in base al periodo di comparsa del danno negli anni precedenti.

 

Fonte: www.vinofaidate.com/cercavini

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