Alessio – trattamento vigna

Domanda di Alessio:

Quest’anno sebbene abbia usato prodotti della Bayer a durata di quindini
giorni e comunque ho tenuto continuamente la vigna sotto controllo
èperiodico a causa delle copiose piogge patrte dell’uva non è come gli
altri anni infatti la muffa e/o la pronoispera hanno avuto la loro parte.
La domanda è come fare per evitare che parte dell’uva vada a male. un
saluto Alessio

Risposta;

Salve Alessio

ti passo 2 articoli presenti sul nostro sito associato www.vinofaidate.com/cercavini
dove vengono bene spiegate cause, danni e difesa.
Per la nostra esperienza (anche noi usiamo prodotto da 15 giorni contro la
peronospera a cui aggiungiamo il prodotto contro l’oidio) posso dirti che è
importante dosare bene il prodotto e, se piove dopo aver dato il prodotto,
ridarlo.

1) La botrite o muffa grigia, il più grave marciume della vite, è
particolarmente frequente nei nostri climi e causa gravi danni sia alle uve
da tavola che a quelle da vino, di cui altera le caratteristiche
organolettiche, ma è d’altra parte fondamentale per la creazione di pregiati
vini liquorosi in altre regioni.
Il patogeno che causa la botrite è il fungo ascomicete Botrytis cinerea, il
quale parassita una grande quantità di ospiti e sopravvive in un ampio
intervallo di temperature, tra 1 e 30 °C, esigente per quanto riguarda
l’umidità, che dev’essere superiore al 90%.
Botrytis cinerea sverna come sclerozi neri sui tralci e come micelio nelle
gemme dormienti, e in primavera inizia a produrre una grande quantità di
spore infettando gli organi verdi e ricchi d’acqua della pianta, soprattutto
sugli acini.
Le piogge e il vento favoriscono lo spargimento delle spore, e nel giro di
poco tempo molti individui possono essere infettati.
Secondo la cosidetta regola dei due 15, sono necessarie 15 ore di bagnatura
a 15 °C perchè evvenga l’infezione.

Il fungo penetra nell’ospite sia passivamente, attraverso ferite e stomi,
sia attivamente, forando la cuticola degli acini tramite enzimi.
Le difese naturali della pianta impediscono la comparsa della muffa finchè
gli acini sono immaturi, dall’invaiatura in poi il turgore degli acini, la
formazione di microferite e il calo di queste naturali difese favoriscono lo
scatenarsi dell’infezione.
Gli acini maturi inizialmente imbruniscono o illividiscono a seconda che si
tratti di uva bianca o nera, poi compare una spessa muffa grigiastra e il
grappolo marcisce e spesso cade.

La difesa dalla botrite non può prescindere da un’accurata prevenzione
agronomica, che da sola può ridurre di molto l’incidenza della malattia.
E’ fondamentale scegliere varietà poco vigorose e a grappolo spargolo per
evitare l’eccesso di vegetazione che favorisce il fungo, non eccedere con la
concimazione azotata minerale, drenare l’acqua del suolo, orientare i filari
in modo che siano ben ventilati, scegliere forme di allevamento a spalliera,
sfogliare i grappoli per esporli al sole e inerbire i filari per ridurre
l’apporto di azoto.
I trattamenti chimici vanno effettuati in fase di pre-chiusura grappolo ed
eventualmente all’invaiatura o in pre raccolta a seconda del clima.
I prodotti disponibili sono molti, dalle classiche dicarbossimidi alle
anilinopirimidine (mepanipyrim, pyrimetanil, cyprodinil assieme al
fenilpirrolo fludioxonil), carbossianilidi come boscalid e idrossianilidi
come fenhexamid.
Anche gli antiperonosporici folpet e tolyfluanid hanno una certa efficacia,
come il trattamento di chiusura con rame.
I solfiti alcalini in bentonite sono ammessi nel biologico e hanno una buona
efficacia.

Per la lotta biologica sono disponibili preparati a base di spore e micelio
di Trichoderma harzanum e Ulocladium oudemansii, due funghi ascomiceti in
grado rispettivamente di parassitare Botrytis cinerea e competere con lui
nel suo spazio vitale.
Anche il batterio Bacillus subtilis è utile in quanto stimola le naturali
difese della pianta.

2) La peronospora della vite, causata dal patogeno Plasmopara viticola, è
ritenuta la più grave malattia della vite, anche se la sua pericolosità
varia a seconda del clima. Plasmopara viticola è un oomicete, ovvero un
organismo molto simile ai funghi, ha la capacità di formare un micelio in
grado di invadere le cellule dell’ospite, assorbe i composti organici e si
riproduce tramite spore.

In sostanza è un parassita obbligato che non può avere vita propria al di
fuori del suo ospite. La sopravvivenza del patogeno in assenza di
nutrimento, ovvero durante il riposo vegetativo della vite, è assicurate
dalle oospore resistenti al freddo e alla siccità. La germinabilità delle
oospore dipende soprattutto dall’andamento climatico: dopo un inverno molto
umido e non troppo freddo è decisamente elevata a causa del velo d’acqua che
si forma sulle foglie, fondamentale per il processo di infezione. Le
condizioni che rendono possibile la germinazione possono essere riassunte
nella cosiddetta regola dei “tre dieci”: l’infezione avviene quando la
temperatura minima è stabilizzata sui 10 °C o poco meno, sono caduti almeno
10 mm di pioggia nelle ultime 24-48 ore e la lunghezza del tralcio è di
almeno 10 cm. Qualora non si verifichi l’infezione in queste condizioni la
causa è nell’assenza di spore attive nel momento in cui si verifica la
pioggia infettante.Il periodo di incubazione che intercorre tra il momento
dell’infezione e quello in cui si osservano i primi sintomi dipende dalla
temperatura e dall’umidità relativa: dai 11-15 giorni in presenza di
temperature sui 14 °C ai 4-5 giorni quando la temperatura è tra i 20 e i 25
°C. Le foglie possono essere infettate dal germogliamento alla caduta,
mentre i grappoli a partire dall’ingrossamento dell’acino non sono più
recettivi.Questo accade perché in quel momento i frutti chiudono gli stomi
con cui avvengono gli scambi gassosi e non c’è più via di ingresso per il
fungo.Plasmopara viticola è un patogeno policiclico, quindi può dare luogo a
più cicli di infezione lungo tutta la stagione vegetativa e infettare nuovi
ospiti tramite zoospore diffuse con la pioggia e gli schizzi d’acqua.
Vediamo ora quali sono i sintomi della peronospora: il più classico è la
comparsa delle caratteristiche “macchie d’olio” giallastre e traslucide
sulle foglie, a cui può corrispondere una muffa biancastra sulla pagina
inferiore che indica la presenza di strutture riproduttive, spesso assente
per lunghi periodi nei climi secchi. La macchia d’olio tende a necrotizzare
e nei casi gravi porta a una parziale caduta delle foglie e a una mancata
lignificazione dei tralci, con conseguenti debolezza, scarsa produzione e
suscettibilità verso altri patogeni. Il tralcio attaccato tende a deformarsi
e ad assumere una tipica forma a “S”. I sintomi sull’infiorescenza si
manifestano come una muffa che ricopre i fiori. Quando l’attacco è precoce
si necrotizza l’intero grappolo fiorale, in altri casi è ben visibile l’incurvamento
a “S”. Dopo la caduta dei petali e la formazione degli acini, questi
assumono una colorazione bruno-violacea e raggrinziscono: è la cosiddetta
“peronospora larvata”. L’attacco sulle infiorescenze e sui grappoli molto
giovani può compromettere l’intera produzione. Per quanto riguarda la difesa
non entrerò nel dettaglio dei principi attivi da utilizzare, giacchè è in
corso la revisione europea degli agrofarmaci e la maggior parte di quelli
conosciuti entro breve non saranno più permessi. I periodi di intervento
nell’ambito della lotta chimica e biologica sono gli stessi.Bisogna
effettuare il primo trattamento due o tre giorni prima dello scadere del
periodo di incubazione, calcolato sulla base della regola dei tre dieci, con
prodotti di copertura o citotropici (ovvero in grado di penetrare nei primi
strati cellulari, dove si insedia il fungo), mentre nelle zone a minore
rischio è preferibile attendere la comparsa della prima macchia d’olio.
In pre-fioritura ed a fine fioritura bisogna effettuare comunque due
trattamenti cautelativi, anche se non è ancora comparsa la macchia d’olio,
preferendo prodotti sistemici soprattutto nelle zone più a rischio.
Dall’allegagione, ovvero dalla formazione degli acini in poi, i trattamenti
vanno eseguiti solo se la malattia è presente in campo o dopo piogge copiose
e prolungate rugiade mattutine, impiegando miscele a base di prodotti di
copertura e citotropici.
In agosto, per limitare le infezioni tardive e prevenire le varie forme di
marciume del grappolo, è opportuno eseguire un trattamento di chiusura con
formulati a base di rame. A scopo di prevenzione, è utile seguire alcune
norme agronomiche:
Evitare l’impianto del vigneto in zone con ristagni di umidità o poco
luminose e ventilate;
Controllare la sanità delle barbatelle ed acquistare sempre materiale
certificato ai sensi della normativa vigente;
Evitare cloni troppo vigorosi;
Evitare di somministrare dosi eccessive di azoto;
Scegliere un sistema di allevamento appropriato alla vigoria della pianta ed
alle condizioni del terreno;
Evitare impalcature troppo basse;
Effettuare la sfemminellatura alla base dei tralci;
Eliminare i polloni;
Eseguire un’accurata potatura verde, al fine di favorire sia la circolazione
dell’aria che la buona penetrazione di eventuali trattamenti fitoiatrici;
In autunno somministrare letame per favorire la degradazione delle foglie
cadute al suolo, nelle quali sopravvivono le oospore del fungo.
In conclusione, la peronospora della vite è una malattia che causa gravi
danni ma seguendo il principio della lotta integrata, ovvero la giusta
combinazione tra lotta chimica e prevenzione agronomica, è possibile
contenerla e conseguire comunque buone produzioni.

Ciao e a risentirci,
Guido.

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